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Archive for the ‘sul teatro’ Category

“E’ l’elogio dell’ irrazionalità, delle emozioni, dell’indefinito. La disarmonia dei gesti, dei ritmi differenti creano l’armonia del gruppo. Tutto entra a far parte della scena, anche gli spettatori. Ritmi spezzati, tempi diversi, dilatati; diseguali silenzi e suoni diventano tensione emotiva, narrazione; il movimento si fa gesto scenico, simbolo. E’ un continuo atto creativo dove ognuno può affermarsi come differente sperimentando la bellezza che gli appartiene. L’emozione sale lentamente, un pò alla volta, finchè ti circonda come sei circondato dai teli che stanno intorno a noi spettatori stupefatti seduti sul palcoscenico.”

GIOVANNI BOLLEA

“Questo è l’unico teatro. Teatro di carne, di voci, di corse, di improvvisi rallentamenti. Teatro straniero due volte, allestito sotto il sole e dentro le mura della prigione con le donne che intrecciano parole e canti della Serbia, della Bosnia, eppoi l’Africa, il sud America, infine Napoli.  Bandiere e scarpe, corriere e vestiti leggeri, tutto si fa e si disfa sotto i nostri occhi. Un teatro che non illustra, che è materia pura che appare e scompare. Un teatro di poesia. Teatro che si affida tutto alla presenza. Un teatro che non finge, che racconta la vita davvero dove la vita non riesce a spiegarsi”.

CARLO SINI

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Di Isabella Moroni da Art a part of cult(ure)

Spettacolo centrale del progetto “cane pezzato 2009“, Femmina di Riccardo Della Pietraporta in sèi significati e le esperienze di tutto il lavoro sul limite e sul disagio che il regista ha portato avanti in quindici anni: disabilità mentali, tortura, guerre, carcere e del quale ci parla:

Femmina. Un racconto di quelli che prendono l’immaginario e parlano di reale. Ci racconti come nasce questo progetto?
Il progetto nasce un pò per caso un pò per necessità. Per caso perché dopo aver lavorato con i matti, con i migranti, con i detenuti e le detenute, dopo aver costruito spettacoli nelle zone di guerra si è formata una compagnia di persone che avevano la necessità di farla finita con il teatro delle chiacchiere.

Cinque aggettivi per descrivere la drammaturgia di Femmina.
Poetica, turbolenta, molteplice, meticcia, contagiosa.

Cinque per i suoi movimenti interiori.
Musicali, soggettivi, singolari, performativi, provvisori.

Poetico, turbolento e provvisorio sono aggettivi che tornano in mente mentre si assiste al simmetrico movimento di tavoli e di collane, di sedie e di bambole, di vecchi diari e lussuose gabbiette per uccelli, mentre affiorano morsi di storie, di individualità ferite e replicate, ed anime mai salve perchè ci si domanda se è poi vero che il teatro sia salvifico.
E poi: perchè “femmina” quando le donne lì sul palcoscenico, pur essendo molte non riescono a farne una intera, per non paralare di tutti quei maschi, più silenziosi e in movimento, impegnati a costruire senza alcun mattone? (altro…)

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Ecco il commento scritto da Maria Pia Giuffrida (Direttore del dipartimento amministrazione penitenziaria a Firenze) allo spettacolo del Cane Pezzato Oresteia 21 andato in scena nel 2005 al Teatro India.

Sono venuta ad assistere allo spettacolo Oresteia 21 con curiosità rispetto ad un’avventura di cui ho seguito i primi passi quando non molti mesi fa fu annunciata da Riccardo Vannuccini l’intenzione di creare, sotto il patrocinio della Provincia di Roma, una compagnia multietnica, che accogliesse persone diverse per cultura, età, provenienza, lingua, stato di vita, e tra gli altri alcuni soggetti in esecuzione di pena. Le luci si spengono e mi lascio trasportare dalle sensazioni: come sempre non mi aspetto di capire ma soltanto di “sentire” e sento il buio del palcoscenico, sento uno luogo senza limiti, un territorio senza margini dove una umanità composita si incontra e si riconosce. Per la verità non seguo la storia perché quello che rimbalza alla mia attenzione è il miracolo che avviene sulla ribalta che improvvisamente diviene uno spazio di parola per ciascuno e per tutti nello stesso tempo, palcoscenico di ciascun uomo e di ciascuna donna e del loro percorso soggettivo, della loro ricerca, del loro coraggio di superare i propri e gli altrui confini per rischiare l’incontro con l’altro. (altro…)

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Teatro e questione femminile (Accampamento teatrale presso la Libreria Rinascita , 30.04.2009)

“Femmina”: promettente incontro tra teatro e questione femminile

di Mariella De Michele

Per chi si occupa di studi di genere la parola “Femmina”, scelta da Riccardo Vannuccini come titolo per il suo ultimo spettacolo, rappresenta una innegabile provocazione. Di primo acchito farebbe pensare ad un invito a restituire centralità agli aspetti fisici, corporei dell’esistenza, in nome di una sorta di ontologia del femminile, che considera la donna per natura più incline all’emotività, all’intuizione, rispetto alla razionalità maschile. In realtà la questione è più complessa, come dimostrano i riferimenti espliciti del regista che tra le principali fonti d’ispirazione del suo ultimo lavoro indica Ingeborg Bachmann, Vandana Shiva e Adriana Cavarero.

La Bachmann, scrittrice di origine austriaca tra le figure più interessanti e sensibili nel panorama letterario del XX secolo, dopo la laurea in filosofia si è a lungo occupata con acume e rigore critico del pensiero di Wittgenstein e, proprio per l’intima connessione nella sua produzione artistica tra l’elemento lirico e quello intellettualistico-speculativo, si è presto guadagnata il titolo di “poetessa pensatrice”. Sempre nell’ambito degli studi filosofici si muove la Cavarero, una delle fondatrici a Verona della comunità filosofica femminile “Diotima”; esponente di spicco del cosiddetto “femminismo della differenza” considera suo interesse primario la riflessione sull’identità, di cui sottolinea il carattere espositivo e relazionale nell’ottica di una totale rifondazione dell’etica e della politica ancora soggiogate dal peso di una secolare tradizione patriarcale. Obiettivo che troviamo anche negli interventi di Vandana Shiva, biologa ed economista indiana di fama internazionale che, grazie alla militanza nel movimento democratico mondiale, porta avanti un’opera di massiccia sensibilizzazione sui danni provocati  dall’economia attuale che, attraverso il liberismo e la globalizzazione, produce sempre più morte, impoverimento di risorse e di saperi, oltre che l’imposizione del modello culturale occidentale su tutti gli altri, attraverso una strategia di “dominio, controllo, irresponsabilità e mancanza di reciprocità”. (altro…)

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