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Posts Tagged ‘compagnia del cane pezzato’

ROMA CAPITALE                                                               ARTESTUDIO

f e s t i v a l   v u l n e r a b i l e   1 0

terza edizione

 

PROGRAMMA 2 0 1 0

 

r        o       m       a

LANIFICIO FACTORY

VIA DI PIETRALATA159

O  T  T  O  B  R  E

2 5   2 6   2 7

ORE21.00

IL CANE PEZZATO  presenta

in collaborazione con il 53FESTIVAL DI SPOLETO

L A S  M E N I N A S

DI  R I C C A R D O  V A N N U C C I N I

Con ALBA BARTOLI, MARIA SANDRELLI, LARS ROHM, CECILIA MUTI, TIZIANA TIBERIO, SONA BARADARAN AMINI FARSI, RICCARDO VANNUCCINI

 

Più che lo spettacolo o la performance, con LAS  MENINAS possiamo vedere l’azione che lo prepara.  Questo movimento compositivo, colto nel suo farsi come per la preparazione del gesto atletico del tuffatore o dell’ acrobata, si muove ancora da figura a figura appoggiandosi sulle incertezze.  La performance non mette in scena un racconto, ma il lavorìo artistico che lo prepara; ovvero l’oggetto è il tentativo di raccontare e non il racconto.  In scena l’incertezza, l’esitazione. Lei, l’attrice in scena, non è quella veduta, ma è quella che guarda. La performance mette assieme alla rinfusa pagine e paginette per un parlare in glossa che prova la cantata delle parole barbare, velate, che non sono soltanto suono ma che non sono ancora diventate linguaggio significante. Si tratta di un teatro senza significati dunque e senza rimandi, senza origine: teatro come azione d’arte in sé dove il corpo voce è inteso come pensiero della voce sola (cogitatio secundum vocem solam).  Teatro esperienza che dimora nell’ azione scenica e che non rimanda a nessuna res. Teatro senza spettacolo, temporaneo e senza vantaggio, senza messaggio e senza scontrino. Teatro senza senso, se non quello del teatro e dell’ azione teatrale immediata e provvisoria, manchevole e in movimento. Teatro minore e femminile che sparisce e che finisce in un bel nulla. Teatro del deserto.

 

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Di Isabella Moroni da Art a part of cult(ure)

Spettacolo centrale del progetto “cane pezzato 2009“, Femmina di Riccardo Della Pietraporta in sèi significati e le esperienze di tutto il lavoro sul limite e sul disagio che il regista ha portato avanti in quindici anni: disabilità mentali, tortura, guerre, carcere e del quale ci parla:

Femmina. Un racconto di quelli che prendono l’immaginario e parlano di reale. Ci racconti come nasce questo progetto?
Il progetto nasce un pò per caso un pò per necessità. Per caso perché dopo aver lavorato con i matti, con i migranti, con i detenuti e le detenute, dopo aver costruito spettacoli nelle zone di guerra si è formata una compagnia di persone che avevano la necessità di farla finita con il teatro delle chiacchiere.

Cinque aggettivi per descrivere la drammaturgia di Femmina.
Poetica, turbolenta, molteplice, meticcia, contagiosa.

Cinque per i suoi movimenti interiori.
Musicali, soggettivi, singolari, performativi, provvisori.

Poetico, turbolento e provvisorio sono aggettivi che tornano in mente mentre si assiste al simmetrico movimento di tavoli e di collane, di sedie e di bambole, di vecchi diari e lussuose gabbiette per uccelli, mentre affiorano morsi di storie, di individualità ferite e replicate, ed anime mai salve perchè ci si domanda se è poi vero che il teatro sia salvifico.
E poi: perchè “femmina” quando le donne lì sul palcoscenico, pur essendo molte non riescono a farne una intera, per non paralare di tutti quei maschi, più silenziosi e in movimento, impegnati a costruire senza alcun mattone? (altro…)

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Prima ancora di essere un lavoro teatrale, Femmina è un gesto. Un gesto forte ed affascinante, un gesto d’eleganza, un equilibrio di intensità, che sono cercati e trovati all’interno di un lavoro in cui ognuno cerca di trovare la sua collocazione, di definirla, di garantirla, di concretizzarla. Lo spazio organizzato così come lo vediamo, non dà indicazioni specifiche di tempo e luogo, non fa altro che indicare alcune delle numerose varianti del possibile,  che è il repertorio teatrale in quanto tale. In questo senso si potrebbe rappresentare Sofocle o Euripide, Cechov o Tennessee Williams e ciò non avrebbe un’importanza reale: si percepisce bene che l’interesse di Riccardo Vannuccini DP non consiste nella possibilità di trascrivere un testo alla scena, ma piuttosto di assicurarsi la massima compatibilità delle circolazioni. Circolazione, dapprima tra spazio e attori, in seguito, tra scena e pubblico.

E’ dunque questo filo leggero, eppure tenuto, che lega gli uni agli altri gli elementi della trasmissione: parole e gesti manifestano, così, la loro forza tranquilla attraverso il loro stile, attraverso la effettuazione; sorge una dolcezza fondante nel momento in cui ciò avviene.

Di seguito il resto della recensione  e il testo originale in francese
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roma futura

nascerà una bambina di nome Roma in tutte le città del mondo

Comune di Roma

Assessorato alle Politiche Culturali e Comunicazione

Camera del Commercio di Roma

Musei in Comune

Zetema

ArteStudio


La fine dell’ anno a Roma, in Italia, in Europa e nel mondo. Storie e tradizioni e appuntamenti diversi che per una volta si incontrano nello spazio comune dell’immaginazione e dell’ arte.

All’interno del progetto Roma Futura la compagnia del Cane Pezzato presenta

OCCHIALI PERDUTI NEL CAMPO DI PATATE

Di MARAM AL JUBURI

con

ALBA BARTOLI, MARIA SANDRELLI, TIZIANA TIBERIO,

ALESSANDRA ROCA e MARZIA ERCOLANI

e con

GIANLUCA PIZZORNO, contrabbasso

19, 20, 22, 23, 24, 26, 27, 29 DICEMBRE

2, 3 GENNAIO

dalle 17.00 alle 18.30.

INGRESSO 3 euro

Museo Pietro Canonica

viale Pietro Canonica, 2

a Villa Borghese

Per avere tutte le informazioni sul progetto, continuare la lettura di questo post.

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Teatro e questione femminile (Accampamento teatrale presso la Libreria Rinascita , 30.04.2009)

“Femmina”: promettente incontro tra teatro e questione femminile

di Mariella De Michele

Per chi si occupa di studi di genere la parola “Femmina”, scelta da Riccardo Vannuccini come titolo per il suo ultimo spettacolo, rappresenta una innegabile provocazione. Di primo acchito farebbe pensare ad un invito a restituire centralità agli aspetti fisici, corporei dell’esistenza, in nome di una sorta di ontologia del femminile, che considera la donna per natura più incline all’emotività, all’intuizione, rispetto alla razionalità maschile. In realtà la questione è più complessa, come dimostrano i riferimenti espliciti del regista che tra le principali fonti d’ispirazione del suo ultimo lavoro indica Ingeborg Bachmann, Vandana Shiva e Adriana Cavarero.

La Bachmann, scrittrice di origine austriaca tra le figure più interessanti e sensibili nel panorama letterario del XX secolo, dopo la laurea in filosofia si è a lungo occupata con acume e rigore critico del pensiero di Wittgenstein e, proprio per l’intima connessione nella sua produzione artistica tra l’elemento lirico e quello intellettualistico-speculativo, si è presto guadagnata il titolo di “poetessa pensatrice”. Sempre nell’ambito degli studi filosofici si muove la Cavarero, una delle fondatrici a Verona della comunità filosofica femminile “Diotima”; esponente di spicco del cosiddetto “femminismo della differenza” considera suo interesse primario la riflessione sull’identità, di cui sottolinea il carattere espositivo e relazionale nell’ottica di una totale rifondazione dell’etica e della politica ancora soggiogate dal peso di una secolare tradizione patriarcale. Obiettivo che troviamo anche negli interventi di Vandana Shiva, biologa ed economista indiana di fama internazionale che, grazie alla militanza nel movimento democratico mondiale, porta avanti un’opera di massiccia sensibilizzazione sui danni provocati  dall’economia attuale che, attraverso il liberismo e la globalizzazione, produce sempre più morte, impoverimento di risorse e di saperi, oltre che l’imposizione del modello culturale occidentale su tutti gli altri, attraverso una strategia di “dominio, controllo, irresponsabilità e mancanza di reciprocità”. (altro…)

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